Notiziario Parrocchiale

Cari fratelli,

benediciamo il Signore perché in questo Anno Santo la nostra parrocchia ha avuto l’opportunità di partecipare a tanti pellegrinaggi giubilari. A Roma: dal 25 al 27 aprile con gli adolescenti, il 18 giugno con i bambini della prima comunione insieme alle loro famiglie, dall’1 al 3 agosto con i giovani,  il 6 settembre con tutti parrocchiani di Montelupone; a Tolentino il 20 settembre con i catechisti. E prima che si chiuda l’Anno Santo faremo altri pellegrinaggi alle Chiese Giubilari della Diocesi, perché tutti possano ricevere le grazie speciali che il Signore ha riservato per noi in questo Anno Santo.

Il 15 settembre abbiamo celebrato la festa della B.V.M. Addolorata, patrona principale di Montelupone. Purtroppo questa festa è poco sentita dai fedeli. Speriamo che il prossimo anno possa aumentare la partecipazione, perché tutti noi abbiamo bisogno di accogliere nella nostra vita la madre celeste, che con le sue preghiere ci protegge ed intercede per noi.

Con ottobre, mese dedicato alle Missioni e al Rosario, vogliamo riprendere i gruppi di preghiera nei vari punti della parrocchia, la catechesi ai ragazzi  ed il cammino con i giovani ed il gruppo famiglie.

Il 19 ottobre è la Giornata Missionaria Mondiale.

Il messaggio di quest’anno, preparato dal Papa Francesco, ha come motto: “Missionari di speranza tra le genti” e richiama i singoli cristiani e la Chiesa alla vocazione fondamentale di essere, sulle orme di Cristo, messaggeri e costruttori della speranza. Cristo è il compimento della salvezza per tutti, particolarmente per coloro la cui unica speranza è Dio. Egli, nella sua vita terrena, passò beneficando e risanando tutti dal male e dal Maligno, ridonando ai bisognosi e al popolo la speranza in Dio. Inoltre, sperimentò tutte le fragilità umane, tranne quella del peccato, attraversando pure momenti critici, che potevano indurre a disperare, come nell’agonia del Getsemani e sulla croce. Gesù però affidava tutto a Dio Padre, obbedendo con fiducia totale al suo progetto salvifico per l’umanità, progetto di pace per un futuro pieno di speranza. Così è diventato il divino Missionario della speranza, modello supremo di quanti lungo i secoli portano avanti la missione ricevuta da Dio anche nelle prove estreme. Sentiamoci perciò ispirati anche noi a metterci in cammino sulle orme del Signore Gesù per diventare, con Lui e in Lui, segni e messaggeri di speranza per tutti, in ogni luogo e circostanza che Dio ci dona di vivere”.

E di speranza ha parlato anche Papa Leone nell’udienza del 24 settembre, soffermandosi sul mistero del Sabato Santo. “Questo è il giorno del Mistero pasquale in cui tutto sembra immobile e silenzioso, mentre in realtà si compie un’invisibile azione di salvezza: Cristo scende nel regno degli inferi per portare l’annuncio della Risurrezione a tutti coloro che erano nelle tenebre e nell’ombra della morte.

Questo evento, che la liturgia e la tradizione ci hanno consegnato, rappresenta il gesto più profondo e radicale dell’amore di Dio per l’umanità. Infatti, non basta dire né credere che Gesù è morto per noi: occorre riconoscere che la fedeltà del suo amore ha voluto cercarci là dove noi stessi ci eravamo perduti, là dove si può spingere solo la forza di una luce capace di attraversare il dominio delle tenebre.

Gli inferi, nella concezione biblica, sono non tanto un luogo, quanto una condizione esistenziale: quella condizione in cui la vita è depotenziata e regnano il dolore, la solitudine, la colpa e la separazione da Dio e dagli altri. Cristo ci raggiunge anche in questo abisso, varcando le porte di questo regno di tenebra. Entra, per così dire, nella casa stessa della morte, per svuotarla, per liberarne gli abitanti, prendendoli per mano ad uno ad uno. È l’umiltà di un Dio che non si ferma davanti al nostro peccato, che non si spaventa di fronte all’estremo rifiuto dell’essere umano. Il Figlio di Dio si è addentrato nelle tenebre più fitte per raggiungere anche l’ultimo dei suoi fratelli e sorelle, per portare anche laggiù la sua luce. In questo gesto ci sono tutta la forza e la tenerezza dell’annuncio pasquale: la morte non è mai l’ultima parola. Questa discesa di Cristo non riguarda solo il passato, ma tocca la vita di ciascuno di noi. Gli inferi non sono solo la condizione di chi è morto, ma anche di chi vive la morte a causa del male e del peccato. È anche l’inferno quotidiano della solitudine, della vergogna, dell’abbandono, della fatica di vivere. Cristo entra in tutte queste realtà oscure per testimoniarci l’amore del Padre. Non per giudicare, ma per liberare. Non per colpevolizzare, ma per salvare. Lo fa senza clamore, in punta di piedi, come chi entra in una stanza d’ospedale per offrire conforto e aiuto.

I Padri della Chiesa, in pagine di straordinaria bellezza, hanno descritto questo momento come un incontro: quello tra Cristo e Adamo. Un incontro che è simbolo di tutti gli incontri possibili tra Dio e l’uomo. Il Signore scende là dove l’uomo si è nascosto per paura, e lo chiama per nome, lo prende per mano, lo rialza, lo riporta alla luce. Lo fa con piena autorità, ma anche con infinita dolcezza, come un padre con il figlio che teme di non essere più amato. Nelle icone orientali della Risurrezione, Cristo è raffigurato mentre sfonda le porte degli inferi e, tendendo le sue braccia, afferra i polsi di Adamo ed Eva. Non salva solo sé stesso, non torna alla vita da solo, ma trascina con sé tutta l’umanità. Questa è la vera gloria del Risorto: è potenza d’amore, è solidarietà di un Dio che non vuole salvarsi senza di noi, ma solo con noi. Un Dio che non risorge se non abbracciando le nostre miserie e rialzandoci in vista di una vita nuova. Il Sabato Santo è, allora, il giorno in cui il cielo visita la terra più in profondità. È il tempo in cui ogni angolo della storia umana viene toccato dalla luce della Pasqua. E se Cristo ha potuto scendere fino a lì, nulla può essere escluso dalla sua redenzione. Nemmeno le nostre notti, nemmeno le nostre colpe più antiche, nemmeno i nostri legami spezzati. Non c’è passato così rovinato, non c’è storia così compromessa che non possa essere toccata dalla misericordia”.

Don Giacomo 329 746 5058 –  Don Dario 327 067 2968